Onorevoli Colleghi! - Le relazioni tra il nostro Paese e la Libia, così vicina geopoliticamente, importante per la stabilità mediterranea e rilevante quale partner commerciale (dalla Libia importiamo un terzo del petrolio necessario al nostro fabbisogno energetico), non possono più essere all'insegna di una mai risolta conflittualità che non consente di sfruttare appieno le potenzialità delle relazioni bilaterali.
      L'ostacolo più frequentemente frapposto al pieno sviluppo delle relazioni italo-libiche è il passato coloniale. È giunto il tempo di affrontare da ambo le parti errori e limiti per far progredire le relazioni nel nuovo contesto internazionale in cui Tripoli è ormai accolta, dopo la soluzione dell'affaire Lockerbie e il gesto di esplicita rinuncia a dotarsi di armi nucleari.
      La politica di apertura e di dialogo, costantemente seguita dall'Italia con i Paesi arabi, ha condotto il nostro Paese a mantenere anche con la Libia un rapporto vivo e stimolante, tendente a salvaguardare una politica prudente ma, nel contempo, orientata al reinserimento a pieno titolo della Libia in questo contesto internazionale, nonostante il periodo coloniale e le difficoltà dei rapporti diplomatici nell'immediato secondo dopoguerra.
      Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, di riconoscere a quei 20.000 nostri connazionali impegnati in attività economiche e commerciali il ristoro dei crediti e dei beni

 

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confiscati dopo la loro espulsione dalla Libia, avvenuta nel lontano 1970, in seguito a un editto ostracizzante che ha aperto da quella data un difficile contenzioso protrattosi ineludibilmente fino ad oggi.
      La presente proposta di legge rappresenta, dunque, un passaggio cruciale per dirimere in maniera definitiva le questioni aperte e far decollare definitivamente il rapporto bilaterale, confermando l'impegno italiano a compiere un gesto importante, idoneo a superare le criticità del passato. Si avanza con questa proposta una ipotesi di soluzione consistente nella concessione della garanzia quinquiennale dello Stato per lo smobilizzo dei crediti non assicurati rimasti insoluti, nel limite massimo complessivo di 650 milioni di euro, previo accertamento degli stessi da parte di un'apposita commissione paritetica presieduta da un alto magistrato di Cassazione e composta da rappresentanti della pubblica amministrazione e dell'Associazione italiana per i rapporti italo-libici (AIRIL). La quantificazione dei crediti sarà effettuata in euro, previa trasformazione delle eventuali differenti valute originarie in dollari USA sulla base dei cambi accertati dall'Ufficio italiano dei cambi e successiva trasformazione intermedia in euro al cambio di apertura del 1o gennaio 2002. La garanzia dello Stato dovrà, inoltre, coprire la rivalutazione monetaria e gli interessi legali.
      È evidente che il riconoscimento di questo diritto ha un particolare significato per il suo valore morale e segnalerebbe l'impegno del Governo ad assumersi l'onere di provvedere direttamente al risarcimento, dopo gli acconti corrisposti negli anni passati e i fumosi tentativi senza esito di dirimere la controversia. Si mostrerebbe, così, la riconoscenza a quei nostri connazionali che hanno testimoniato, con il loro lavoro e il loro sacrificio, le capacità del nostro popolo di apportare il proprio contributo in terra straniera, ristorando simbolicamente parte dei danni materiali a suo tempo subiti.
      Precipuo scopo di tale iniziativa è quello di avviare una nuova fase di dialogo attraverso un gesto che esprima la volontà di superare i rancori e le incomprensioni, al fine di sviluppare relazioni improntate alla collaborazione e al senso di giustizia da promuovere altresì con scambi culturali fra giovani italiani e giovani libici e con concrete campagne di sensibilizzazione per un futuro di pace, solidarietà, responsabilità e uguaglianza fra i popoli.
      Pertanto, vista l'importanza della materia e la lunga attesa, riteniamo il presente provvedimento non più procrastinabile.
 

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